Sezione di Olgiate Comasco

La nostra storia

1962. L'Avis a Olgiate per la festa di San Giuseppe

Era una fredda sera del dicembre 1961 quando, in una vecchia osteria in piazza della Chiesa, si riunirono i soci fondatori del nostro gruppo: Galdino Livio, il primo presidente, Giovanni Tattarletti, Sandro Bernaschina, Pietro Plaggi con altri amici.

Pochi temerari che, decidendo di costituire un gruppo di donatori di sangue,  seppero schiudere molti cuori olgiatesi al dono della vita.
Il loro gruppo era piccolo, una ventina di persone, sorto alla svelta, ma molto determinato. Ed ebbe successo.
“Era l’inzio degli anni sessanta – racconta Giacinto Molteni, uno del gruppo, poi Presidente – ad Olgiate Comasco ed in tutta Italia, finito il periodo della ricostruzione, iniziava quello dell’espansione economica. Anche il nostro paese stava cambiando. Se diminuiva la manodopera nella tradizionale industria tessile, arrivava la Ranco insieme ad altre iniziative che attiravano ad Olgiate migliaia di immigrati dal sud.Nel centro abitato il sorgere dei grossi condomini rendeva ancora più evidente il cambiamento.(…) Per la maggior parte eravamo tutti molto più poveri di adesso, i giovani più fortunati avevano la bicicletta, qualcuno la Vespa ed i nostri genitori andavano quasi normalmente a piedi…Però la solidarietà se sollecitata era profonda. Una sorgente perenne, che il millenario insegnamento cristiano e la sobrietà della vita rendevano fresca e genuina. E non che in quegli anni mancassero le contrapposizioni sociali e politiche, ma per l’Avis si superarono e l’idea della solidarietà, della donazione pronta (sempre, ovunque, subito) ed anonima si diffuse rapidamente nella nostra gente, grazie alla convinta e coinvolgente testimonianza di tutti gli avisini”
Il 31 Gennaio 1962 presso la sede della Pro Loco, alla presenza di quaranta persone, si tenne la prima assemblea del gruppo A.V.I.S. di Olgiate Comasco.
In quella serata venne nominato un consiglio provvisorio composto da Galdino Livio, Sandro Bernaschina, Pierino Bernasconi, Albino Garzonio, Giovanni Tatarletti, Giacinto Molteni, Enrico Porro, Franco Maino, Maria Bambina Bianchi, Alessio Alfetti e Aldo Maschioni: si doveva decidere quando dare inizio alla “grande avventura”.
La cerimonia ufficiale di fondazione dell’Avis di Olgiate si tenne da qualche mese più tardi, esattamente lunedì 19 marzo, allora giorno festivo per la ricorrenza di San Giuseppe lavoratore.
Come ricorda chi ha vissuto gli albori della nostra associazione, la festa fu semplice ma molto partecipata: si trattava di un evento storico per Olgiate, la prima associazione laica di volontariato sociale. Madrina alla benedizione del Labaro Sociale fu la signora Rosetta Tagliabue Clerici e la prima sede venne collocata in via Volpi Caimi, presso il Circolino (il cosiddetto Circulin di Pret): una piccola stanza utilizzata solo per le riunioni del Consiglio e che per un ora alla settimana, la domenica mattina, diveniva punto di ritrovo per tanti soci.
Alla fine dell’anno che siglò la nascita ufficiale dell’Avis olgiatese, si contavano oltre 100 iscritti: un vero successo per quei tempi! Ciò che lasciava ben sperare era la presenza di numerosi giovani, futuro e fiducia nel tempo.
L’attività degli avisini si divideva tra la propaganda, quella porta a porta, per convincere un parente, l’amico, il vicino, un compagno di lavoro e l’impegno per le chiamate alla donazione.
Le prime chiamate erano gestite in maniera piuttosto “artigianale” dal signor Tattarletti, meglio noto come ul giuvanin macelar…direttamente nel suo negozio! Infatti, dietro il bancone era posizionato un grande cartellone con i nomi di tutti i donatori suddivisi per gruppo sanguigno e con la data dell’ultima donazione effettuata. Quando dall’ospedale giungeva l’urgente richiesta di sangue, l’impavido negoziante sceglieva il donatore. A questo punto entravano in azione i volontari, in testa “il” Pierino Molteni, che si recavano direttamente a casa dei prescelti per avvertirli. Se questi ultimi non erano disponibili, si passava ai successivi. Così ricordano: “…una sera cercavamo disperatamente un donatore con il gruppo A positivo e dopo aver percorso ben 37 Km non l’avevamo ancora trovato! Faticammo parecchio ma alla fine tornammo vincitori”. Trovate le persone giuste il presidente, o alle volte anche la Tessitura Clerici, metteva a disposizione una macchina per portare i donatori all’ospedale: erano ancora anni in cui la maggioranza degli olgiatesi non disponeva di motociclette, men che meno di automobili.
Successivamente il “postino” divenne Franco Ghilotti, il mitico vigile, che in sella al suo “vespino” bussava alle porte dei cuori avisini, Ciò per raccontarvi dei Ghiotti: una famiglia che aderì al completo al nostro gruppo: la mamma Caterina con i suoi sei figli e che per questo nel 1969 meritò un’onoreficenza addirittura dalla città di Lecco.
Fino al 1964 si faceva ancora qualche donazione diretta da braccio a braccio e aderire all’Avis sapeva di eroico...
Anno dopo anno l’idea avisina si fortificava, chiaro segno che qualcosa aveva colpito l’animo degli olgiatesi. Slogan dell’epoca: “Una goccia di sangue può salvare una vita”. In questo modo il numero degli avisini olgiatesi si rafforzava sempre più e nella primavera del 1965 uscì il primo numero de “La Voce dell’Avis”, che ancora oggi fa sentire il respiro di un’associazione viva e vitale.
Con la rapida crescita della famiglia avisina la piccola stanza presso il Circolino era diventata una casa troppo piccola. Così al raggiungimento dei 200 soci, l’Amministrazione Comunale decise di mettere a disposizione alcuni locali in via Silvio Pellico, presso l’ambulatorio comunale, ma purtroppo, nell’agosto di quello stesso anno, il 1966, improvvisamente scomparve l’allora presidente e fondatore Galdino Livio. Nel disorientamento più generale nessuno dei consiglieri si sentiva pronto a reggere le fila dell’Associazione e la giuda dell’Avis olgiatese fu proposta al dottor Alberto Chiapparelli che, pur non essendo un donatore, per amicizia con gli avisini, si prese l’ìimpegno di condurre il gruppo fino al 1970.
Dopo di lui al comando fu chiamato Giacinto Molteni, primo presidente scelto fra i donatori effettivi. Furono anni di grande partecipazione e di profondo spirito di gruppo. Appartenere all’Avis era motivo di vanto e di orgoglio. Ci si sentiva tutti una grande famiglia. Alle gite sociali, come alle cene o alle Feste degli Auguri a Natale si registrava sempre il “tutto esaurito”. In occasione di una gita in quegli anni si arrivò ad organizzare ben cinque corriere! Alla fine del 1970 venne organizzata ad Olgiate “La giornata nazionale dell’Avis”, che vide la partecipazione di numerose autorità avisine e del mondo politico, tra cui l’onorevole Ubaldo De Ponti. La giornata si concluse con una grande raccolta di massa di sangue in piazza della chiesa.

A partire dal 1973 cambiò il modo di avvisare i donatori. Le chiamate vennero programmate con una settimana d’anticipo mediante la spedizione di una cartolina la quale, avvenuta la donazione, doveva essere riconsegnata in sede. Quando era possibile tale cartolina era loro recapitata personalmente, così da avere dai donatori chiamati la conferma alcuni giorni prima della donazione. Incaricato di attuare le chiamate e di registrare i donatori Luigi Gabaglio, munito in queste operazioni dell’inseparabile mozzicone di matita. Nel 1974 gli avisini olgiatesi toccavano quota 500, ovvero il doppio dei tesserati di inizio mandato!

Il 1975 aprì i diciassette anni di ininterrotta presidenza di Amos Livio che regalò al nostro gruppo una ventata di novità, prima fra tutte la Sagra in Pineta animata dai Giochi Interavisini. Dalle sue parole: “Quando abbiamo deciso di organizzare una sagra campestre che fosse soprattutto una grande festa dell’Avis, non speravamo in quel successo pieno che ci è stato concesso nonostante l’inclemenza del tempo. Ma saremmo stolti se non vedessimo che il successo è arrivato grazie alla sincera e generosa collaborazione di un gruppo di gente tipicamente avisina che, in un modo o nell’altro, si è impegnata senza limiti e senza riserve con un solo scopo: far riuscire la festa e quindi far fare bella figura all’Avis Olgiate…”.