1926. Milano
Nel lontano settembre 1926 un giovanissimo medico, il dottor Vittorio Formentano, lancia da un quotidiano milanese un appello per la costituzione di un gruppo di donatori di sangue.
Moltissimi lo leggono ma pochissimi si presentano all’appuntamento.
Gli entusiasti volontari sono soltanto diciassette. Il dottore spiega loro la necessità di creare un’associazione di donatori di sangue: innanzitutto perché nei rari ospedali in cui si eseguono trasfusioni, ogni volta che c’è bisogno di un donatore, si deve affannosamente ricercare un individuo disposto ad offrire la sua linfa per salvare una vita. Inoltre, perché la trasfusione deve avvenire tra persone che abbiano il medesimo gruppo sanguigno per evitare complicazioni spesso mortali e per sconfiggere la piaga del donatore professionista. Quei diciassette temerari sostengono le idee del dottor Formentano e si sottopongono agli esami necessari.
Nel frattempo il giovane medico getta le basi per la costituzione pratica della futura AVIS. Si consulta con gli aspiranti donatori in relazione agli elementi su cui basare lo statuto dell’Associazione: apoliticità, nessuna discriminazione di razza o religione, donazione anonima e gratuita, tempestività nel rispondere alle chiamate, assoggettamento agli esami periodici di controllo medico.
Tutti sono d’accordo: il 16 febbraio 1927, prima in Europa, nasce con sede in via della Moscova 18 a Milano l’Associazione Italiana dei donatori volontari.
Tuttavia l’AVIS è vista ancora con grande diffidenza poiché, essendo poco conosciuta, non è capita. Due anni più tardi, finalmente, la “Domenica del Corriere” pubblica un articolo corredato da piccole illustrazioni che mostrano una trasfusione.
Poco alla volta i giornali della provincia milanese pongono in evidenza i risultati lusinghieri ottenuti dall’associazione.
Intanto comincia a delinearsi la possibilità di una organizzazione a livello nazionale e, a tal fine, il dottor Formentano viene incaricato di stringere i rapporti con i diversi gruppi di donatori italiani. Così nel 1932 viene approvato lo Statuto definitivo dell’associazione che assume ufficialmente il nome di “Associazione Volontari Italiani del Sangue”. Questa è la prima meta importante!
In origine la donazione di sangue era praticata direttamente da braccio a braccio, grazie ai “datori di fortuna”, trovati a caso nelle corsie degli ospedali e nei corridoi tra i parenti in attesa, e ai datori a pagamento. In quest’ultimo caso il costo della trasfusione variava a seconda dell’urgenza e della gravità del male, che facevano lievitare il prezzo sino al tetto delle 1000 lire (il valore attuale di oltre 500 euro). Invece adesso l’idea avisina inizia a germogliare ed i primi frutti sono visibili: il concetto di solidarietà è vincente. Scompare la donazione a pagamento e si contano 8000 volontari in tutta l’Italia!
Ma con il fascismo e la seconda guerra mondiale antifascisti ed ebrei sono costretti a dimettersi dall’AVIS, prima di essere espulsi.
Vita difficile per i milanesi: distruzioni e morti hanno colpito anche le famiglie dei donatori.
L’AVIS fa il possibile per lenire i disagi dei soci in maniera tempestiva e, malgrado le innumerevoli difficoltà, la vita dell’associazione prosegue “normalmente”, mostrandosi solidale con gli innumerevoli feriti.
Finalmente nel 1946 il Congresso Nazionale elegge presidente nazionale il dottor Vittorio Formentano e stabilisce la sede nazionale dell’AVIS a Milano. Successivamente il Presidente della Repubblica firma il Decreto mediante il quale l’associazione viene riconosciuta come Ente Morale.
Nel 1953 si contano ben 108.000 donatori circa con un attivo di più di 730.000 donazioni! Qualche anno dopo anche Papa Giovanni XXIII elogia l’attività meritoria dell’AVIS e migliaia di avisini, con le bandiere al vento, entrano nella basilica Vaticana. Persino il Principe Ranieri di Monaco dona il suo sangue all’associazione.
Gli anni passano e l’AVIS miete sempre più successi e quando, nel 1967, il dottor Formentano lascia la presidenza l’Associazione raggruppa ben 270.000 donatori periodici. Un successo!
Un successo che dura ancor oggi, a distanza di 80 anni e alla soglia del milione di soci.
Questa dilagante, contagiosa, coinvolgente diffusione dell’ideale del dono anonimo e gratuito del sangue era giunta anche a Como: infatti nel 1936 alcuni volontari della C.R.I. insieme ad alcuni infermieri dell’ospedale Sant’Anna formarono il primo gruppo comasco di donatori di sangue.
All’Avis di Como negli anni cinquanta si iscrisse anche qualche abitante del paese di Olgiate Comasco….